Quassù, nei vani nascosti dei locali dell’Orologio Astronomico
di Piazza della Loggia, il silenzio è interrotto dal battito
deciso e possente dello scappamento collegato al pendolo dell’orologio.
Non ci sono altri suoni: anche quando si mette in azione la macchina
della suoneria, non si odono i rintocchi della campana colpita dalle
mazze degli automi. La città è fuori con i suoi frastuoni
e all’interno si avverte solo lo scorrere del tempo.
Il curatore che mi accompagna scruta la macchina e mi fa cenno che
tutto procede al meglio. Egli sostiene con convinzione che queste
macchine bisogna “viverle”. Chi possiede le giuste sensibilità
meccaniche e l’autentica passione entra in un rapporto di vera confidenza
con esse, quasi un’armonia empatica con il sentire e lo spirito
del costruttore, riuscendo veramente ad interpretare ciò
che “dicono” in risposta alle precise leggi della fisica e al loro
buon funzionamento. Il modo con cui il grande insieme risponde alle
variazioni termiche dovute ai cambiamenti stagionali, l’anticipo
o ritardo di indicazione ad esempio, sono le parole misteriose,
pronunciate dal congegno, e solo sensibilità sintoniche sanno
interpretarne le motivazioni.
Da un anno circa l’orologio è affidato, come da convenzione
con il Comune, sia per la manutenzione ordinaria, e per quella straordinaria
in caso di oggettiva necessità sostenuta da progetti dettagliati
e adeguatamente motivati, all’Associazione per il Restauro degli
Antichi Strumenti Scientifici (A.R.A.S.S.) – Brera, Milano, che
si dedica al recupero e al restauro del Patrimonio Culturale storico-scientifico
senza alcun fine di lucro. I suoi componenti, per statuto pensionati
e non tutti di Milano, prestano gratuitamente la loro opera: sono
ingegneri con diverse specializzazioni, architetti, orologiai, tecnici
meccanici e ottici, fabbri, falegnami, contabili ecc. che hanno
maturato una notevole esperienza nei settori lavorativi di competenza,
capaci quindi di fornire un’opera di elevata qualità e di
notevole valore aggiunto finalizzata al perseguimento degli scopi
statutari dell’Associazione. Gli interventi sono eseguiti di norma
presso il laboratorio situato nell’edificio ristrutturato e riqualificato
sede di Open Care, in via Piranesi a Milano, una struttura unica
in Europa, che propone servizi integrati per la gestione, la valorizzazione
e la conservazione del patrimonio artistico. Una clinica dell’arte
potremmo dire, dove dipinti e affreschi, arredi lignei, arazzi e
tessili antichi, tappeti, strumenti scientifici trovano personale
e attrezzature adeguate per la conservazione, pulitura, restauro
e risanamento, con l’ausilio anche di sofisticate e moderne tecnologie
e strumentazioni scientifiche (dendrocronologia, datazione carbonio
14, analisi gascromatografica, spettrometria e spettrofotometria,
tomografia, colorometria, microscopia ottica ed elettronica, ecc.).
In un’area climatizzata, insonorizzata e filtrata opera la squadra
dell’A.R.A.S.S. tra studi di documentazione storica e lavoro diretto
sugli strumenti. I suoi interventi, tanto per citare alcuni casi
del suo curriculum, si snodano dall’Orologio e dal patrimonio strumentale
dell’Osservatorio Astronomico di Brera alla strumentazione tecnico-scientifica
della sede nazionale del Ministero delle Politiche Agricole. Ultimo
paziente è l’Orologio della Torre di Piazza della Signoria
di Padova, il cui restauro conservativo e funzionale è pressoché
ultimato: dopo una lunga, meticolosa e minuziosa sequenza di prove
e controlli, la macchina è pronta per essere risistemata
nella sede di provenienza. Su tutto l’insieme di opere gravano solamente
le spese del trasporto, le assicurazioni e i materiali di consumo.
Un’attenzione particolare è dedicata nella fase di progetto
al fatto che ogni azione di restauro sul manufatto antico non deve
risultare irreversibile come dettano le norme della Soprintendenza
di competenza, nel senso che l’operazione deve preservare la possibilità
di riportare la macchina alle condizioni preesistenti. Viene da
sorridere pensando ad alcune immagini relative ad una recente “aggressione”
su un antico orologio, proprio qui a Brescia, caratterizzata dalla
completa inosservanza di questa regola fondamentale.
Chiedo al curatore quali sono stati gli interventi fondamentali
eseguiti sull’Orologio Astronomico bresciano in questo primo anno
di convenzione.
Mi guarda con occhi intensi, vibranti di giusto orgoglio e mentre
parla mi indica le innovazioni, anticipando che deve necessariamente
entrare in dettagli un po’ tecnici.
Nella sezione della suoneria: boccole, perni di rotazione, fori
ovalizzati dall’usura rifatti, integrati con riporto di materiale
e rettificati; cunei di fermo mancanti e ricostruiti; eliminazione
di giochi in alcuni elementi che ne pregiudicavano il funzionamento;
correzione e rettificazione del perno di guida della ruota partitora,
la quale regola ora dopo ora il numero di colpi degli automi sulla
campana, che si presentava leggermente piegato verso il basso; il
posizionamento corretto di una ruota fuori fase che causava delle
difficoltà di funzionamento del catenaccio di blocco della
medesima ruota partitora. Il miglioramento ottenuto da questi interventi,
tutti segnati secondo norma e ove necessario regolarmente punzonati
con la sigla dell’associazione, ha consentito di eliminare i pesi
aggiunti (circa 6 kgf), in modo empirico e provvisorio nel recente
passato, al peso motore del “treno” della suoneria e così
pure a quello del tempo con sicuro vantaggio per l’insieme. È
stato, inoltre, aggiunto un dispositivo di sicurezza che blocca,
in caso di guasti imprevisti, i rotismi e il consenso della suoneria,
impedendo il persistere irregolare dell’azione degli automi e salvaguardando
da possibili danneggiamenti la componente storica del complesso
dedicato al moto degli automi.
Si è pure intervenuto sul quadrante di via Beccaria in quanto
il foro di calettatura dell’ingranaggio dell’asse porta lancia presentava
un gioco assiale non trascurabile che comportava anomalie nella
rotazione; oltre all’aggiunta di una piastrina di appoggio per dare
maggior stabilità all’albero, si è sostituita una
spina ormai logora ed è stato realizzato e posto in opera
un dispositivo di bilanciamento, con contrappeso regolabile, calettato
direttamente sull’albero di trasmissione in modo totalmente reversibile.
Anche in questo settore la situazione è notevolmente migliorata
e la ruota dentata che porta il movimento alla lancia, smontata
e correttamente rimontata, ha acquisito la giusta stabilità
dinamica.
Per quanto riguarda la sezione Astrario, l’insieme dei rotismi che
danno vita al movimento dei dischi dei cieli nel quadrante visibile
dalla piazza, l’intervento è stato oltremodo importante.
L’asse del sistema, imperniato su una grossa trave di sostegno,
per effetto della rotazione secolare aveva subito un abbassamento
in avanti coinvolgendo l’intero sistema e facendo perdere la verticalità
dei dischi dei cieli del quadrante. Questo aveva creato la condizione
di un anomalo indurimento nella rotazione degli assi concentrici
dell’insieme ed in particolare dell’asse della ruota che comanda
il moto del cielo della Luna, come del resto era stato ampiamente
e dettagliatamente evidenziato nella tesi di laurea di Enrico Guzzoni
e Nicola Milesi, laureandi della Facoltà di Ingegneria dell’Università
degli Studi di Brescia del coso di laurea in Ingegneria Meccanica
nell’A. A. 2004/05, avente come relatore il Ch.mo prof. Pier Luigi
Magnani, attuale Preside della Facoltà. Oltre ad un incremento
degli attriti che richiedevano una maggiore energia per mantenere
l’insieme in rotazione, tale condizione di funzionamento aumentava
anche il logorio generale. E’ stato quindi progettato e posizionato
un supporto che mediante rulli regolabili agisce su un grande disco
ancorato a mezzo di staffe alla gabbia delle stelle fisse, scaricando
su questi il peso della grande struttura metallica contenente il
complesso delle ruote dentate e quello dei dischi del quadrante
che hanno acquisito la giusta verticalità, riducendo il compito
degli assi centrali alla sola funzione di centraggio con riduzione
sensibile delle inevitabili frizioni.
Agendo con una leggera azione della mano sull’ingranaggio della
Luna il curatore fa compiere al congegno una piccola rotazione mostrandomi
l’addolcimento del sistema e la migliorata funzionalità.
La vetusta macchina, costruita da Paolo Gennari di Rezzato negli
anni 1544-1546, in ogni caso ha bisogno di una costante e regolare
attenzione. Fortunatamente l’Amministrazione comunale - continua
il curatore - si mostra sensibile alle necessità di questo
importante manufatto e in particolare l’A.R.A.S.S. ha trovato nell’arch.
Giuseppe De Martino del settore Manutenzione Adeguamento Edifici
Pubblici, servizio Edifici Monumentali, un riferente attento ed
efficiente. Così come continui sono il sostegno e la partecipazione
del FAI di Brescia. Importante, poi, è risultato lo scambio
di reciproci consigli e anche culturale con il temperatore responsabile
dell’orologio astronomico del Torrazzo di Cremona.
Mi accorgo che si è fatto tardi ed è l’ora di lasciare
questi locali dove la splendida macchina sta continuando ad essere
partecipe della storia bresciana. Essa meriterebbe di poter essere
resa fruibile per visite pubbliche. Scendiamo l’erta scala: mi precede
l’indispensabile compagno di viaggio di questo avvincente percorso
tecnico e storico, dopo aver sbirciato di sottecchi un’ultima volta
la vecchia e gloriosa macchina quasi in un saluto. Come spesso accade
a chi opera con grande passione mi chiede cortesemente di non citarne
il nome, anche per rispetto del lavoro collegiale fatto con gli
altri componenti dell’Associazione A.R.A.S.S.-Brera.
Mirco
Antiga
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