Alvero VALETTI



Biblioteca "A. Valetti"

Commemorazione del prof. Alvero Valetti

È sempre difficile ricordare con poche parole una persona che ci ha lasciato e in questa occasione è ancora più arduo in quanto ci troviamo di fronte un protagonista della vita civile e culturale bresciana per la molteplicità degli interessi e delle attività svolte.
Il professore Alvero Valetti nasce a Brescia il 22 luglio 1923, figlio di Ruggero e di Caterina Milini.
Vive la sua adolescenza in città compiendo gli studi primari e iscrivendosi poi all’Istituto Magistrale ove consegue il diploma di maestro. La passione per la scienza lo stimola a studiare e ad applicarsi, non senza fatica e impegno gravosi, per conseguire anche la maturità scientifica che gli consente di iscriversi alla facoltà di Matematica e Fisica presso l’Università di Pavia. Gli studi effettuati già esprimono e segnano in modo significativo il suo modo di operare e di confrontarsi con gli altri, caratterizzato da una particolare attenzione per gli aspetti didattici nella trasmissione delle conoscenze, senza perdere comunque di vista la precisione e la finezza dell’indagine scientifica in qualsiasi ambito di ricerca personale.

La laurea viene conseguita dopo la guerra che lo ha costretto ad interrompere gli studi.
Un aspetto importante della sua intensa vita che per modestia e discrezione non ha mai manifestato e diffuso apertamente - io personalmente ho avuto, negli anni settanta, qualche informazione in merito dal suo amico ed estimatore prof. Giuseppe Viani – è la sua partecipazione, allora ventenne, alla Resistenza bresciana, prima come staffetta in città, e successivamente nelle Fiamme Verdi in Valle Sabbia, poi in Valcamonica, sotto il comando del maestro Giacomo Cappellini di Cerveno, arrestato e fucilato nel 1945, e per ultimo al Passo del Mortirolo sotto il comando di Lionello Levi Sandri e di Romolo Romagnoli, quest’ultimo primo comandante da tenente degli alpini della Tito Speri (così era chiamata all’inizio la brigata delle Fiamme Verdi) che il 28 aprile 1945 rivolge ai cittadini della valle il proclama di liberazione dopo le due sanguinose battaglie del Mortirolo. Autorevoli espressioni del mondo cattolico nella lotta di liberazione, mondo al quale il prof. Valetti è sempre stato coerentemente e intimamente legato e al quale si è sempre ispirato nelle sue azioni quotidiane e nel suo comportamento.
Già alla fine degli anni Trenta il professore entra in contatto con l’ambiente della “ Editrice La Scuola” con cui continuerà a collaborare per il resto della sua vita. Uno dei suoi ultimi contributi, in occasione del centenario della Editrice La Scuola comparso su Didattica delle Scienze, gennaio 2004, ha come titolo “ I transiti di Venere e quelli di Mercurio davanti al Sole” e in esso si tratta di questi eventi sia sotto il profilo strettamente astronomico che sul piano dell’importanza storica: lo scopo è di anticipare e presentare l’evento del transito di Venere dell’8 giugno 2004 e commentare il transito di Mercurio dell’anno precedente, mostrando una continua attenzione all’essere sempre pronto e aggiornato nell’informazione.

Uno dei momenti fondamentali del suo percorso scientifico è la collaborazione col suo grande Maestro, il prof. Angelo Ferretti Torricelli, fondatore di Astrofisma nel 1949, come ramo scientifico dell'Ateneo di Brescia, e della Civica Specola Cidnea che porta ora il suo nome. Il professore Valetti partecipa attivamente alla fondazione e all’organizzazione Specola, sorta nel 1953 e primo esempio italiano di Osservatorio pubblico: diviene vice direttore nel 1965 e successivamente, quando il prof. Ferretti Torricelli lascia nel 1970 la direzione, lo sostituisce nell’incarico fino al 1985, con l’impegno di continuare l’opera del suo predecessore che possiamo dire pienamente e compiutamente assolto.
Segue nel contempo con passione le attività dell’associazione Astrofisma, animata e coordinata dal prof. Giuseppe Viani, con la quale collabora proficuamente nel campo della divulgazione scientifica e partecipa in prima persona come docente di astronomia ai campi scientifici giovanili internazionali, facenti capo all’Unesco, organizzati dal 1967 fino al 1989 nella prima occasione ad Agordo e in seguito per lo più a Malga Bissina; non si deve dimenticare la sua attività nel centro scientifico giovanile “ Ottorino Marcolini”, fondato nel 1975, come coordinatore, insieme anche al sottoscritto per alcuni anni, dei corsi di astronomia e astrofisica rivolti ai giovani studenti bresciani, effettuati presso i Padri della Pace, e l’impegno profuso come socio fondatore nel 1964 della rivista scientifica “Astrofisma” che lo ospita come autore di pregevoli articoli. Uno solo per tutti “La Terra, la Luna, il Sole: i protagonisti della misura del tempo”, nel numero 10 dell’aprile 1978, in cui con la consueta chiarezza e con ricercata precisione vengono esposti alcun temi delicati, che lo hanno sempre attratto e interessato, sulla determinazione del parametro temporale “ in modo tale da risultare accessibili in un corso di geografia astronomica per i licei”.
L’arco temporale del suo incarico di direttore della Specola coincide con un periodo della vita culturale bresciana molto attivo anche in ambito scientifico: mi ricordo affluenze notevoli di persone in occasione di conferenze aventi per temi la fisica, l’astronomia, la cosmologia, capaci di riempire la sala dell’Ateneo o l’aula magna del Liceo Calini o dell’istituto Castelli.

Accanto all’opera d’osservazione in Specola il professore si impegna in attività di divulgazione ricercando anche contatti con personaggi di elevato spessore in campo scientifico-astronomico. Sicuramente dimenticherò alcuni eventi ma non posso non citare quelli qui di seguito elencati in ordine temporale:
- nel dicembre 1971, per commemorare il quarto centenario della nascita di Giovanni Keplero, viene invitato il prof. Francesco Zagar, allora direttore dell’Osservatorio astronomico di Milano e Merate
- in occasione del ventesimo anno di attività della Specola, nel giugno del 1973 si effettua un ciclo di conferenze avente per tema principale la figura e l’opera di Niccolò Copernico nel quinto centenario della nascita, con relatori: la prof.ssa Ada Annoni della Cattolica di Milano per il profilo storico, il prof. Evandro Agazzi dell’Università di Genova per la parte filosofica, il prof. Cesare Barbieri dell’Università di Padova per l’aspetto astronomico e il prof. Giuliano Romano, sempre dell’Università patavina, sul tema la funzione dell’astrofilo nell’astronomia del tempo
- a dicembre 1974, presso la saletta dell’Ateneo, è la volta del ciclo di interventi sul sistema solare e in particolare sul pianeta Marte da parte di Guido Ruggieri (suo per donazione è il rifrattore presente nella cupola della Specola ) e successivamente del prof. Giuseppe Colombo dell’Università di Padova, esperto di meccanica celeste e collaboratore della NASA, sugli sviluppi dell’esplorazione solare
- nella primavera del 1977, dal 22 aprile al 7 maggio, presso l’Aula Magna del Calini si sviluppa e si indaga l’argomento delle stelle variabili: la prolusione del 22 è del prof. Valetti riguardante il fenomeno della variabilità nell’evoluzione stellare; seguono poi gli interventi: il 26, con tema il “Sole come stella variabile” del prof. Giovanni Godoli dell’osservatorio astrofisico di Firenze-Arcetri, il 29 con le “Variabili fisiche” del direttore degli Osservatòri di Padova e Asiago, il prof. Leonida Rosino, il 3 maggio con “Le variabili ad eclisse” del sottoscritto, e, infine, del prof. Giuliano Romano, il 6 maggio, sulle linee operative per l’osservazione e lo studio delle stelle variabili, rivolto in particolare agli astrofili bresciani
- nell’inverno del 1978, dal 27gennaio al 17 marzo si svolge un ciclo di lezioni destinate all’aggiornamento didattico-scientifico degli insegnanti di scienze, cui è demandato anche attualmente il compito di presentare l’astronomia nella scuola superiore: il prof. G. Romano tratta il problema dell’origine e dell’evoluzione dell’Universo e i modelli cosmologici; il prof. Alberto Sambo dell’Università di Padova discute della misura del tempo in relazione ai moti del Sole e della Luna; il prof. A. Valetti tratta del sistema solare e delle leggi di Keplero, delle coordinate celesti e delle carte astronomiche; il sottoscritto presenta la previsione grafica di una eclisse lunare. Contemporaneamente tra dicembre 1977 e aprile 1978 continuano le consuete lezioni presso i Padri della Pace rivolte ai giovani, annualmente proposte: ricordo questo ciclo in particolare in quanto le due ultime lezioni su asteroidi e meteoriti vedono come relatore l’astronomo bresciano, suo discepolo liceale, dott. Massimo della Valle, in quel tempo studente di astronomia presso l’Ateneo patavino
- a marzo del 1979, d’intesa col Provveditorato agli Studi e con l’Assessorato alla cultura di Brescia, il professore, sempre attento alle esigenze dei docenti in campo didattico e scientifico, tiene
un corso di aggiornamento sull’astronomia dantesca per gli insegnanti di lettere delle scuole secondarie anticipando nei tempi quello che verrà poi fatto negli anni Novanta sulle pagine del Giornale di Astronomia dal prof. Raffaele Barletti.

Arriviamo al 1983. Fu un anno importante che richiese un impegno e un lavoro di preparazione notevoli: con il sostegno del prof .Giuseppe Tagliaferri, presidente della SAIt, cui si aggiunse la partecipazione attiva anche dell’U.A.B., la Specola e la città di Brescia ospitarono tra il 21 e 23 ottobre 1983, a celebrazione del trentesimo anno dell’attività dell’osservatorio cittadino, il XXVII Congresso della Società Astronomica Italiana nei locali della facoltà di medicina.
La presenza di personalità del mondo scientifico fu numerosa e ripagò delle energie profuse per la positiva riuscita dell’avvenimento.
Preceduto tra il 19 e il 20 dall’annuale incontro nazionale di Astronet sotto la guida del prof. Giorgio Sedmak, i tre giorni del Congresso videro gli interventi di benvenuto del professore e del sindaco Avv. Cesare Trebeschi, cui seguirono le prolusioni del prof. Giancarlo Setti sui grandi progetti astronomici sullo scorcio del millennio e del prof. Giuseppe Tagliaferri, riconfermato presidente della SAIt per il triennio successivo nelle elezioni del 1983, sulla didattica dell’astronomia, sostenitore, gentile e squisito, e amico che “condivideva le istanze di divulgazione e di didattica dell’astronomia” proposte dalla Specola, e con il quale proseguirono proficui contatti interrotti dalla sua prematura scomparsa nel 1984. Alla cittadinanza in particolare furono rivolte e dedicate le conferenze del prof. Gaetano Belvedere sul Sole e del prof. Vittorio Castellani sull’evoluzione delle stelle.

Val la pena ricordare in questa occasione i numerosi rapporti con il mondo degli astrofili, soprattutto bresciani, che il prof. Valetti sentiva particolarmente vicino, in quanto nato e sbocciato, come un fiore ricercato e atteso, per la presenza e l’attività costante della Specola in campo divulgativo, legame che per interessamento della stessa direzione consentì l’inaugurazione della nuova sede del telescopio dell’U.A.B. in un apposito box adiacente alla Specola il 16 ottobre 1983, probabilmente una soluzione non del tutto soddisfacente ma un passo importante per l’Associazione che si avvicinava ancor più alla Specola, elevandosi verso il cielo delle notti bresciane in quei tempi ancora accettabile; e anche i suoi desideri rimasti nel cassetto dei sogni: l’ampliamento della Specola stessa con una saletta capiente per le lezioni, le riunioni e la consultazione della biblioteca; il potenziamento del personale; l’eventualità, per il deterioramento dell’atmosfera e per il dilagante inquinamento luminoso, di trasferire l’attività osservativa in un luogo astronomicamente più adatto; la realizzazione di un collegamento della Specola con la città per la trasmissione via cavo su schermo delle immagini raccolte dagli strumenti e non ultimo il Planetario per Brescia, quale elemento culturale in genere e strumento di divulgazione e di didattica dell’astronomia, abbinato all’osservatorio esistente.
E come passare inosservato il lavoro di compilazione della pubblicazione nata insieme alla Specola col titolo “ Guardare il firmamento dalla Specola Cidnea” fino al 1965 e poi chiamato “Annuario della Specola Cidnea”? Con l’inizio della mia collaborazione la cura delle pagine pari riguardante le ricorrenze storiche astronomiche e le notizie relative alla vita e ai progetti della Specola venne continuata dal professore, mentre mi vennero affidati la cura delle pagine dispari e finali, con i fenomeni più importanti e significativi dei singoli mesi, le condizioni di visibilità dei pianeti e le posizioni della Luna, il calcolo e la stesura delle effemeridi dei corpi del sistema solare; questa pubblicazione, distribuita in omaggio ai frequentatori dell’osservatorio, veniva spedita alle istituzione scientifiche e agli Osservatòri di tutto il mondo ricevendone in scambio pubblicazioni e monografie di pregio elevato che col tempo contribuirono ad arricchire e ampliare la biblioteca scientifica e astronomica e un indubbio riconoscimento e una sicura visibilità. Erano tempi in cui gli argomenti astronomici comparivano nella rivista Coelum o negli annuari prodotti dagli osservatòri di Torino o Trieste e nel Giornale di astronomia, e non esistevano tutte le riviste che attualmente sono rivolte al pubblico dei lettori e degli appassionati.

Poiché il lavoro di calcolo e di compilazione delle pagine richiedeva un bel po’ di tempo anche perché i dati venivano ottenuti con un calcolatore scientifico, l’HP-33E programmabile a 49 passi, e poi con il mio primo computer Spectrum, con programmi appositamente preparati in Basic, il problema fondamentale consisteva nell’avere con congruo anticipo, a metà anno circa, le effemeridi primarie (le più attese erano quelle di Connaissance de Temps e dell’Astronomical Ephemeris), a partire dalle quali ricavare i dati necessari per la preparazione delle bozze della pubblicazione.

I tabulati delle effemeridi primarie ci vennero forniti in quegli anni una volta su interessamento e tramite il prof. Achille Leani dell’Osservatorio di Soresina, e per il resto dall’Osservatorio di Milano-Merate per cortesia del direttore prof. Aldo Kranic e del prof. Alessandro Manara. Non mancarono comunque imprevisti e sorprese come quando un certo anno ci trovammo di fronte a tabulati in fotocopia di effemeridi di una Università giapponese che ci costrinsero a prendere gli opportuni contatti con persone madrelingua onde decifrare gli incomprensibili ideogrammi oppure quando i suddetti tabulati arrivavano in ritardo costringendoci a un lavoro più serrato per preparare i fogli manoscritti o dattiloscritti da presentare alle tipolitografie, ….e non c’erano i computer a darci un sostegno per la scrittura e la impaginazione. Senza parlare della correzione delle bozze che spesso ritornavano in condizioni piuttosto disastrate e critiche.
Nel 1982 facemmo insieme un viaggio nel modenese presso l’osservatorio autocostruito dell’astrofilo Vittorio Rustichelli, portalettere di Carpi in pensione, avente una cupola di 4 metri e un telescopio riflettore di 30 cm di apertura la cui montatura ricopiava le caratteristiche di quella dello Hale di Mt. Palomar: agendo manualmente e rapidamente il nostro ospite ci offrì all’oculare in pieno giorno la falce luminosa di Venere e, appassionato di scienze in genere, ci mostrò anche una bella collezione di conchiglie fossili raccolte sugli Appennini e ripulite in prima persona.
Il professore sente pure l’esigenza di dar vita a un laboratorio di ottica applicata per il controllo degli strumenti astronomici che “ potrebbe attuarsi sia sul piano pratico come valido aiuto per gli astrofili sia su quello scientifico in collegamento con i laboratori di fisica degli atenei cittadini”. Questo ci porta una volta a Merate per carpire segreti e necessità e una seconda a Firenze, spedizione quest’ultima che si veste di un manto aneddotico per il suo curioso finale.

Il 14 e 15 giugno di un anno che non mi ricordo esattamente, credo il 1983 o 1984 facemmo appunto una visita, ad Arcetri, al prof. Vasco Ronchi, emerito scienziato di fama internazionale e il più autorevole esponente italiano nel campo dell’ottica, che precedentemente, nel 1977, aveva fatto dono alla biblioteca della Specola di un grosso pacco di monografie edite proprio dalla Fondazione Giorgio Ronchi. La nostra esigenza era di raccogliere suggerimenti e indicazioni di materiale utile alla creazione di un laboratorio di ottica per il controllo degli strumenti con la stella artificiale e con l’utilizzo del metodo noto come del reticolo di Ronchi. Lo scienziato ottantaseienne, molto gentile nella sua figura fine e austera, accomodato su una poltrona damascata dello studio dannunziano di casa ricco di cimeli e di ricordi, ci ascoltò attentamente porgendoci delle domande sui nostri obiettivi e sulle nostre necessità. Alla fine del colloquio, avvenuto di pomeriggio inoltrato dello stesso giorno di arrivo nel capoluogo toscano, ci diede due volumi uguali dal titolo “Corso di ottica tecnica” di cui era autore, editi a Firenze dalla Fondazione Ronchi nel 1981, due bei tomi di circa 391 pagine ciascuno, aggiungendo di leggerli e invitandoci a contattarlo nuovamente dopo averli letti. Ritornammo in albergo un po’ perplessi ma con la volontà di far fronte all’impegno ricevuto. Dopo cena cominciammo a scorrere il testo e facemmo notte fonda non riuscendo per la stanchezza accumulata a giungere alla fine del testo; il giorno dopo telefonammo al prof. Ronchi riferendo che non eravamo stati in grado di terminare la lettura di un testo che non bastava scorrere in diagonale ma che richiedeva uno studio attento e approfondito. Ovviamente concludemmo l’analisi del testo solo in seguito, ma non furono le difficoltà teoriche ma piuttosto la mancanza dei fondi necessari e di appositi e adeguati spazi a far tramontare definitivamente il progetto.

Tutta questa attività però va inserita e si aggiunge al lavoro principale del professore come docente ed educatore: insegna matematica e fisica per nove anni presso il Liceo Scientifico delle Suore Orsoline e dal 1964 al 1988 è ordinario nelle medesime discipline al Liceo Calini, ove insieme con altri colleghi prepara il progetto di una sperimentazione scientifica con indirizzo fisico-naturalistico, in cui l’astronomia nella sua più ampia accezione diviene una materia caratterizzante il triennio avente come laboratorio naturale la Specola stessa. Il progetto, approvato e sostenuto dal Ministero della Pubblica, parte nel 1977, antesignano di tutte le novità progettuali che successivamente scandirono il mondo della scuola. E come se non bastasse lavora fin dalla sua istituzione e fino al 1992 come assistente alla cattedra di fisica presso la facoltà di Matematica dell’Università Cattolica di Brescia, occupandosi in modo particolare della organizzazione e delle esperienze di laboratorio.
La produzione scritta del professore è altrettanto vasta. In quanto collaboratore con le riviste della Editrice La Scuola, dal 1965 a marzo 2005, lascia importanti contributi su “Scuola e Didattica” prima, poi su “Nuova Secondaria” e su “ Didattica delle Scienze. Suoi scritti compaiono anche nei Commentari dell’Ateneo di Lettere, Scienze e Arti di Brescia di cui è membro dal 1973. La collaborazione poi con il Giornale di Brescia è cosa nota. Importanti e puntuali sono pure i suoi studi e interventi a favore del recupero e della valorizzazione dei manufatti espressioni della cultura bresciana, quali le meridiane dell’Abbazia di Rodengo, la meridiana di S. Giuseppe, l’orologio del Broletto e quello superbo astronomico di Piazza Loggia, sul recente restauro del quale e sulle scelte adottate esprime con ferma decisione fino all’ultimo alcune perplessità.
Sarebbe sicuramente utile poter raccogliere tutta la produzione scritta, ordinandola secondo i criteri più adatti, per costituire un patrimonio in grado di fornire spunti di riflessione scientifica e metodologica per la chiarezza espositiva.
Pubblica poi sempre presso la Editrice La Scuola, nel 1974, il volume “ Invito al firmamento- ciò che si vede/ciò che si conosce” in cui le 24 tavole, che mostrano la volta celeste nelle diverse ore della notte e nel corso dell’anno, sono disegnate secondo un originale metodo di pseudoproiezione sferografica, ideato dal prof. Torricelli, che minimizzava le inevitabili deformazioni della rappresentazione del cielo.
A proposito di questa pubblicazione mi ritorna in mente la sua preoccupazione per la recensione che si aspettava comparisse sul Giornale di Astronomia della SAIt: in effetti, nel fascicolo 2 del vol.1, anno 1975, del Giornale di Astronomia edito dalla SAIt, uscì la recensione attesa - copia della quale mi è stata gentilmente inviata su richiesta alcuni giorni fa dal prof. Fabrizio Mazzucconi. Segretario della SAIt- e un po’ temuta a firma di Mario Rigutti, astronomo dell’Osservatorio di Capodimonte, in quel periodo vicepresidente della Società Astronomica Italiana e divenuto successivamente Presidente. Era una analisi complessivamente positiva che lo rincuorò e lo rese particolarmente felice.
Desidero a questo punto ricordare e ringraziare tutte le persone che in diversa maniera lo hanno aiutato e sostenuto nella sua opera di direzione della Specola o hanno contribuito alla riuscita dell’annuario: innanzitutto la Civica Amministrazione di Brescia, e poi il suo primo assistente tecnico, Enrico Donna, il fotografo Corrado Riccarand, l’istruttore Remo C. Grillo, l’U.A.B. nelle persone di Loris Ramponi, Wladimiro Marinello, Ulisse Quadri e di tutti gli altri che non ho il tempo di menzionare.
Ringrazio qui l’U.A.B., per aver dedicato questo meeting di astronomia pratica al professore, che lo scorso anno nell’analoga occasione era qui in prima fila ad assaporare la passione e ad ascoltare attentamente le esperienze degli astrofili.

Quando nel 1984 mancò prematuramente il presidente della SAIt, Giuseppe Tagliaferri ordinario di cosmologia all’Università di Firenze, il prof. Valetti così scrisse sull’Annuario 1985: “la Specola Cidnea perde un sostenitore e un amico, che condivideva le istanze di divulgazione e didattica dell’astronomia che la Specola Cidnea si è sempre proposta..” Ora anche l’U.A.B. può dire di aver perso un valido e convinto sostenitore.
L’intensa attività del prof. Valetti è stata possibile, e non ho alcun dubbio su questo, anche per il costante sostegno, per l’affetto e la partecipazione della famiglia, in primo luogo di quello della cara moglie prof.ssa Irma Bonini e poi dei figli Olga, Ruggero e Cecilia, che sono stati stimolo e conforto per il professore nei diversi momenti della sua vita di studio e di ricerca.
Ci lascia in un giorno d’autunno, l’11 ottobre 2005, ma rimangono di lui innumerevoli ricordi e il frutto della sua umanità e del suo lucido pensiero.

Mirco Antiga


Mie personali proposte rivolte all’Amministrazone Comunale, Sindaco e Assessorati competenti, al Direttore del Museo, alla Editrice La Scuola, al Giornale di Brescia, all’Ateneo e alle Associazioni scientifiche:

Assegnazione del Premio di brescianità, per accomunarlo ancor più al suo Maestro

Dedica di un’opera visibile e duratura: ad esempio un orologio solare, per la Specola o per il Museo, seguendo un progetto del professore risalente al 1976

Raccolta degli scritti astronomici del prof. Alvero Valetti

 

 

Visita del prof. Valetti alla Specola Astonomica Cidnea (2004), accompagnato dal il suo ex allievo ed ora astronomo professionista, il dott. Massimo Della Valle